Scomposizioni by Remo Bodei;

Scomposizioni by Remo Bodei;

autore:Remo, Bodei; [Bodei, Remo ]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Filosofia, Biblioteca paperbacks
ISBN: 9788815363459
editore: Societa editrice il Mulino Spa
pubblicato: 2020-08-15T00:00:00+00:00


Il desiderio di ignoto (cui l’impulso allude in maniera indeterminata) viene soddisfatto solo dagli «ideali» della ragione, dalle mete che essa identifica e prescrive. Fichte è consapevole quanto i suoi avversari – i difensori della «ragione pigra» – del fatto che gli ideali non si realizzano nella loro purezza, che vi sono ostacoli e vischiosità che ne bloccano e ne rallentano l’affermazione: «Che gli ideali non si lascino rappresentare nel mondo reale lo sappiamo bene quanto loro, e forse anche meglio di loro. Noi ci limitiamo a sostenere che la realtà dovrebbe venir giudicata a partire dagli ideali e modificata da coloro che sentono di esserne capaci» (BG, 26 = 42-43).

La missione del «dotto» consiste propriamente nel chiarire e nel trasmettere ideali elaborati razionalmente a masse più larghe di uomini, così da renderle partecipi di un comune progetto di autonomia individuale e di emancipazione sociale. Il dotto non è più «il pedante che puzza di lampada a olio, che si sente a casa sulla piazza del mercato di Atene e di Roma, ma non nella propria città»[6]: ha varcato la soglia della sua chiusa stanza e le frontiere della respublica litterarum per entrare finalmente nel mondo attuale, nel presente di tutti, mescolandosi con gli altri nell’agorà dell’opinione pubblica moderna e dei suoi idola fori. In essa – novello Socrate – stana gli uomini dal carcere invisibile della loro ignoranza e della loro passività, indirizzandoli verso imminenti e possibili forme di società più giusta, dimostrando loro come sia stata l’inerzia della maggioranza a permettere sinora a minoranze volitive di dirigere il corso degli eventi guidandolo inevitabilmente verso obiettivi particolari e ristretti: continuano ad esservi padroni solo perché vi sono schiavi. Ma che splendido futuro attenderebbe la specie umana, qualora il mondo potesse finalmente rischiararsi della luce di milioni e milioni di individui divenuti consapevoli e attivi mentre prima ibant obscuri sola sub nocte! È a questo kantiano braccio della bilancia con la scritta «speranza dell’avvenire» che anche Fichte non intende rinunciare. Ad esso si affida perché corregga e squilibri l’imparzialità e l’equanimità della ragione (cfr. Kant, Träume, 349-350 e nel presente volume, sopra, p. 125).

Gli uomini – che anche per Fichte non sono intrinsecamente malvagi – si mostrano tuttavia fiacchi, più propensi all’ozio, al godimento e all’irresponsabilità che non all’attività, all’esercizio del dovere e alla pratica dell’autonomia. Al pari dei selvaggi dei mari del Sud, sognano una felicità senza sforzo e soddisfano generalmente il loro impulso verso l’ignoto tramite fantasie dell’età dell’oro o viaggi immaginari verso le beate isole tropicali del Pacifico o delle Antille. Tendono perciò a raffigurarsi il proprio rapporto con gli altri e con le cose in termini statici, «più o meno come l’azione del magnete su un pezzo di ferro», mentre non vogliono rendersi conto che l’Io è attività sovversiva, dinamismo, forza di mutamento. Per questo «è più facile indurre la maggior parte degli uomini a ritenersi un pezzo di lava sulla Luna che non un Io» (GWL, 326 = 131).

Educare ad agire e non a patire,



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